Siamo soliti ritenerci ragionevoli, dimenticando che la ragione è una piccolissima zattera su cui galleggiamo finché la furia delle onde non la travolge. E allora è la follia e non la ragione il nostro habitat abituale, a cui l’umanità ha cercato di porre degli argini prima con i riti, poi con le religioni, infine con regole di convivenza, leggi, istituzioni. Finché queste strategie tengono. Basta infatti che le pratiche razionali si sospendano, come nel sonno, o sotto l’effetto dell’alcol o della droga, che il teatro della follia, che costantemente ci abita, apre il suo sipario truce e abissale nelle forme della sua devastazione.
Umberto Galimberti, da La Repubblica delle donne del 26-09-2009lunedì 8 ottobre 2012
Magnetismo
Nulla c’è di più strano e di più fragile del rapporto tra uomini che si conoscono solo con gli occhi, che ogni giorno, persino ogni ora, s’incontrino, s’osservino, costretti, per etichetta o per capriccio personale, a conservare, senza saltarsi e neppure parlarsi, l’apparenza d’indifferente freddezza. Tra loro c’è inquietudine e curiosità sovreccitata, l’isterismo di un bisogno insoddisfatto, innaturalmente represso, di conoscenza ed espansività, e in particolare anche una specie di tensione rispettosa. Perché l’uomo ama ed onora l’uomo, finchè non sia in grado di giudicarlo, e il desiderio è un prodotto di conoscenza imperfetta.
Thomas Mann, La morte a Veneziagiovedì 4 ottobre 2012
Interpreti
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Sapere consiste nel
riferire linguaggio a linguaggio. Nel restituire la grande distesa uniforme
delle parole e delle cose. Nel far parlare tutto. Cioè nel far nascere al di
sopra di tutti i segni, il discorso secondo del commento. Ciò che caratterizza
il conoscere non è né il vedere né il dimostrare, ma l’interpretare.
Michel Foucoult, Le Parole e le Cose
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