giovedì 20 dicembre 2012
mercoledì 7 novembre 2012
Sogni, Ricordi, Sacralità
Tutto ció che é sacro
rientra nella sfera dei sogni e dei ricordi. Di conseguenza noi diventiamo
testimoni di un miracolo, che consiste nell’inattesa, tangibile presenza di
tutto ció da cui eravamo separati per effetto del tempo e della distanza. I
sogni, i ricordi e la sacralitá si assomigliano, almeno per quanto di essi ci é
dato di afferrare. Non appena noi ci troviamo, quand’anche marginalmente,
separati da ció che siamo in grado di toccare, tale oggetto é santificato.
Acquista la bellezza dell’inaccessibile, la qualitá del miracoloso. Invero,
ogni cosa reca in se l’essenza della sacralitá, ma a dissacrarla basta un tocco
fuggevole della nostra mano. Strana creatura l’uomo! Il suo tocco ha un potere
dissacrante, e nondimeno egli reca in se la fonte dei miracoli.
Yukyo Mishima, Neve di primavera
lunedì 8 ottobre 2012
Onda su onda...
Siamo soliti ritenerci ragionevoli, dimenticando che la ragione è una piccolissima zattera su cui galleggiamo finché la furia delle onde non la travolge. E allora è la follia e non la ragione il nostro habitat abituale, a cui l’umanità ha cercato di porre degli argini prima con i riti, poi con le religioni, infine con regole di convivenza, leggi, istituzioni. Finché queste strategie tengono. Basta infatti che le pratiche razionali si sospendano, come nel sonno, o sotto l’effetto dell’alcol o della droga, che il teatro della follia, che costantemente ci abita, apre il suo sipario truce e abissale nelle forme della sua devastazione.
Umberto Galimberti, da La Repubblica delle donne del 26-09-2009Magnetismo
Nulla c’è di più strano e di più fragile del rapporto tra uomini che si conoscono solo con gli occhi, che ogni giorno, persino ogni ora, s’incontrino, s’osservino, costretti, per etichetta o per capriccio personale, a conservare, senza saltarsi e neppure parlarsi, l’apparenza d’indifferente freddezza. Tra loro c’è inquietudine e curiosità sovreccitata, l’isterismo di un bisogno insoddisfatto, innaturalmente represso, di conoscenza ed espansività, e in particolare anche una specie di tensione rispettosa. Perché l’uomo ama ed onora l’uomo, finchè non sia in grado di giudicarlo, e il desiderio è un prodotto di conoscenza imperfetta.
Thomas Mann, La morte a Veneziagiovedì 4 ottobre 2012
Interpreti
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Sapere consiste nel
riferire linguaggio a linguaggio. Nel restituire la grande distesa uniforme
delle parole e delle cose. Nel far parlare tutto. Cioè nel far nascere al di
sopra di tutti i segni, il discorso secondo del commento. Ciò che caratterizza
il conoscere non è né il vedere né il dimostrare, ma l’interpretare.
Michel Foucoult, Le Parole e le Cose
giovedì 20 settembre 2012
L'arte di amare
L’uomo è dotato di ragione; è conscio di se
stesso, della propria individualità, del passato, delle possibilità future.
Questa coscienza di se stesso come entità separata, la consapevolezza della
propria breve vita, del fatto che è nato senza volerlo e contro la propria
volontà morirà; che morirà prima di quelli che ama, o che essi moriranno prima
di lui, il senso di solitudine, d’impotenza di fronte alle forze della natura e
della società, gli rendono insopportabile l’esistenza. Diventerebbe pazzo, se
non riuscisse a rompere l’isolamento, a unirsi agli altri uomini, al mondo
esterno.
Eric
Fromm, L’arte di amare
lunedì 10 settembre 2012
Filtro de amor
Un dia de principios de verano, en el trayecto di Irlanda a Cornualles, la princesa irlandesa Iseo, y el sobrino del rey de Cornualles, Tristan, piden a unos criados vino para saciar su sed. Reparten entre los dos el contendo de la copa, que, frente a lo que ellos creen, no es vino, sino un bebedizo magico hecho de hierbas. A partir de ese momentosu destino se varà alterado de una forma radical, inevitablemente orientado hacia el amor, sin que su voluntad pueda cambiar semejante rumbo. Bebieron el filtro por error, y sobre ese error construiran sus vidas. El azar intervino abruptamente para abrir un sendero que dibuja una nitida figura de destino.
Victoria Cirlot, Figuras del destino. Mitos y simbolos de la Europa Medieval.
martedì 21 agosto 2012
Calvino cita Gadda
Conoscere significa inserire alcunché nel reale; è, quindi, deformare il reale.
Italo Calvino (cit. Gadda), Lezioni americane
lunedì 13 agosto 2012
Religioni antiche
Gli egiziani, propriamente, riconoscevano per propri Dei solamente Iside e Oro; ma i greci ne moltiplicarono i nomi, e di conseguenza furono indotti necessariamente a moltiplicare anche le funzioni storiche. Da ciò derivarono 12 Dei principali: Giove, Nettuno, Marte, Mercurio, Vulcano, Apollo, Giunone, Vesta, Cerere, Venere, Diana e Minerva, quindi 6 maschi e 6 femmine. Erodoto riferisce che gli egizi suggerirono i detti 12 nomi, e che i greci li accolsero dagli egizi.
Antoine Joseph Pernety, Le favole egizie e greche
lunedì 6 agosto 2012
Centro per il ibro e la lettura
http://www.cepell.it/index.xhtm
venerdì 3 agosto 2012
Letteratura
La letteratura è esistita nella sua autonomia, si è staccata da ogni altro linguaggio attraverso un taglio profondo soltanto costituendo una specie di “controdiscorso” e risalendo in tal guisa dalla funzione rappresentativa o significante del linguaggio a quel suo esistere grezzo, obliato a partire dal XVI secolo.
Michel Foucoult,Le Parole e le Cose
mercoledì 1 agosto 2012
Conformismo e/o Individualismo?
La maggior parte della gente non si rende nemmeno conto del proprio bisogno di conformismo. Vive nell’illusione di seguire le proprie idee ed inclinazioni, di essere individualista, di aver raggiunto da se le proprie convinzioni; e si dà il fatto che le sue idee siano le stesse della maggioranza. Il consenso generale serve come riprova della correttezza delle proprie idee.
Eric Fromm, L’arte di amare
lunedì 30 luglio 2012
La verità
Tutte le lingue del mondo costituiscono, unite, l’immagine della verità. Lo spazio in cui esse si dispiegano e il loro intricarsi liberano il segno del mondo redento proprio come la disposizione dei primi nomi somigliava alle cose da Dio poste al servizio di Adamo.
Da Le Parole e le Cose, di Michel Foucoult
martedì 24 luglio 2012
mercoledì 27 giugno 2012
Saggezza, Fortezza, Temperanza e Giustizia
Sergio Davanzo |
Si fa un passo avanti coltivando saggezza, fortezza, temperanza e giustizia, e infine si giunge ad acquisire le virtù purificatrici: proviamo a separare l’anima dal corpo, apprendiamo a evocare gli dei – non a parlare a gli dei, come facevano gli altri filosofi, ma ad agire su di essi, facendo cadere le piogge mediante una sfera magica, collocando amuleti contro i terremoti, sperimentando i poteri divinatori dei tripodi, animando le statue per ottenere oracoli, convocando Asclepio perché guarisca gli ammalati. Ma attento, nel fare questo dobbiamo sempre evitare di essere posseduti da un dio, perché in tal caso ci si scompone e ci si agita, e dunque ci si allontana da Dio. Bisogna apprendere a fare questo nella calma più assoluta.
Umberto Eco, Baudolino
giovedì 21 giugno 2012
martedì 19 giugno 2012
Stefano Benni: storia d'Italia in corsivi
venerdì 1 giugno 2012
Gerusalemme liberata, Canto XVI
Vedresti lui, simile ad uom che freme
d'amore a un tempo e di vergogna e d'ira,
mirar alternamente or la crudele
pugna ch'è in dubbio, or le fuggenti vele.
7 Ne le latebre poi del Nilo accolto
attender par in grembo a lei la morte,
e nel piacer d'un bel leggiadro volto
sembra che 'l duro fato egli conforte.
Di cotai segni variato e scolto
era il metallo de le regie porte.
I due guerrier, poi che dal vago obietto
rivolser gli occhi, entràr nel dubbio tetto.
8 Qual Meandro fra rive oblique e incerte
scherza e con dubbio corso or cala or monta,
queste acque a i fonti e quelle al mar converte,
e mentre ei vien, sé che ritorna affronta,
tali e piú inestricabili conserte
son queste vie, ma il libro in sé le impronta
(il libro, don del mago) e d'esse in modo
parla che le risolve, e spiega il nodo.
9 Poi che lasciàr gli aviluppati calli,
in lieto aspetto il bel giardin s'aperse:
acque stagnanti, mobili cristalli,
fior vari e varie piante, erbe diverse,
apriche collinette, ombrose valli,
selve e spelonche in una vista offerse;
e quel che 'l bello e 'l caro accresce a l'opre,
l'arte, che tutto fa, nulla si scopre.
10 Stimi (sí misto il culto è co 'l negletto)
sol naturali e gli ornamenti e i siti.
Di natura arte par, che per diletto
l'imitatrice sua scherzando imiti.
L'aura, non ch'altro, è de la maga effetto,
l'aura che rende gli alberi fioriti:
co' fiori eterni eterno il frutto dura,
e mentre spunta l'un, l'altro matura.
11 Nel tronco istesso e tra l'istessa foglia
sovra il nascente fico invecchia il fico;
pendono a un ramo, un con dorata spoglia,
l'altro con verde, il novo e 'l pomo antico;
lussureggiante serpe alto e germoglia
la torta vite ov'è piú l'orto aprico:
qui l'uva ha in fiori acerba, e qui d'or l'have
e di piropo e già di nèttar grave.
12 Vezzosi augelli infra le verdi fronde
temprano a prova lascivette note;
mormora l'aura, e fa le foglie e l'onde
garrir che variamente ella percote.
Quando taccion gli augelli alto risponde,
quando cantan gli augei piú lieve scote;
sia caso od arte, or accompagna, ed ora
alterna i versi lor la musica òra.
13 Vola fra gli altri un che le piume ha sparte
di color vari ed ha purpureo il rostro,
e lingua snoda in guisa larga, e parte
la voce sí ch'assembra il sermon nostro.
Questi ivi allor continovò con arte
tanta il parlar che fu mirabil mostro.
Tacquero gli altri ad ascoltarlo intenti,
e fermaro i susurri in aria i venti.
14 "Deh mira" egli cantò "spuntar la rosa
dal verde suo modesta e verginella,
che mezzo aperta ancora e mezzo ascosa,
quanto si mostra men, tanto è piú bella.
Ecco poi nudo il sen già baldanzosa
dispiega; ecco poi langue e non par quella,
quella non par che desiata inanti
fu da mille donzelle e mille amanti.
15 Cosí trapassa al trapassar d'un giorno
de la vita mortale il fiore e 'l verde;
né perché faccia indietro april ritorno,
si rinfiora ella mai, né si rinverde.
Cogliam la rosa in su 'l mattino adorno
di questo dí, che tosto il seren perde;
cogliam d'amor la rosa: amiamo or quando
esser si puote riamato amando."
16 Tacque, e concorde de gli augelli il coro,
quasi approvando, il canto indi ripiglia.
Raddoppian le colombe i baci loro,
ogni animal d'amar si riconsiglia;
par che la dura quercia e 'l casto alloro
e tutta la frondosa ampia famiglia,
par che la terra e l'acqua e formi e spiri
dolcissimi d'amor sensi e sospiri.
17 Fra melodia sí tenera, fra tante
vaghezze allettatrici e lusinghiere,
va quella coppia, e rigida e costante
se stessa indura a i vezzi del piacere.
Ecco tra fronde e fronde il guardo inante
penetra e vede, o pargli di vedere,
vede pur certo il vago e la diletta,
ch'egli è in grembo a la donna, essa a l'erbetta.
18 Ella dinanzi al petto ha il vel diviso,
e 'l crin sparge incomposto al vento estivo;
langue per vezzo, e 'l suo infiammato viso
fan biancheggiando i bei sudor piú vivo:
qual raggio in onda, le scintilla un riso
ne gli umidi occhi tremulo e lascivo.
Sovra lui pende; ed ei nel grembo molle
le posa il capo, e 'l volto al volto attolle,
19 e i famelici sguardi avidamente
in lei pascendo si consuma e strugge.
S'inchina, e i dolci baci ella sovente
liba or da gli occhi e da le labra or sugge,
ed in quel punto ei sospirar si sente
profondo sí che pensi: "Or l'alma fugge
e 'n lei trapassa peregrina." Ascosi
mirano i due guerrier gli atti amorosi.
20 Dal fianco de l'amante (estranio arnese)
un cristallo pendea lucido e netto.
Sorse, e quel fra le mani a lui sospese
a i misteri d'Amor ministro eletto.
Con luci ella ridenti, ei con accese,
mirano in vari oggetti un solo oggetto:
ella del vetro a sé fa specchio, ed egli
gli occhi di lei sereni a sé fa spegli.
21 L'uno di servitú, l'altra d'impero
si gloria, ella in se stessa ed egli in lei.
"Volgi," dicea "deh volgi" il cavaliero
"a me quegli occhi onde beata bèi,
ché son, se tu no 'l sai, ritratto vero
de le bellezze tue gli incendi miei;
la forma lor, la meraviglia a pieno
piú che il cristallo tuo mostra il mio seno.
22 Deh! poi che sdegni me, com'egli è vago
mirar tu almen potessi il proprio volto;
ché il guardo tuo, ch'altrove non è pago,
gioirebbe felice in sé rivolto.
Non può specchio ritrar sí dolce imago,
né in picciol vetro è un paradiso accolto:
specchio t'è degno il cielo, e ne le stelle
puoi riguardar le tue sembianze belle."
23 Ride Armida a quel dir, ma non che cesse
dal vagheggiarsi e da' suoi bei lavori.
Poi che intrecciò le chiome e che ripresse
con ordin vago i lor lascivi errori,
torse in anella i crin minuti e in esse,
quasi smalto su l'or, cosparse i fiori;
e nel bel sen le peregrine rose
giunse a i nativi gigli, e 'l vel compose.
24 Né 'l superbo pavon sí vago in mostra
spiega la pompa de l'occhiute piume,
né l'iride sí bella indora e mostra
il curvo grembo e rugiadoso al lume.
Ma bel sovra ogni fregio il cinto mostra
che né pur nuda ha di lasciar costume.
Diè corpo a chi non l'ebbe, e quando il fece
tempre mischiò ch'altrui mescer non lece.
25 Teneri sdegni, e placide e tranquille
repulse, e cari vezzi, e liete paci,
sorrise parolette, e dolci stille
di pianto, e sospir tronchi, e molli baci:
fuse tai cose tutte, e poscia unille
ed al foco temprò di lente faci,
e ne formò quel sí mirabil cinto
di ch'ella aveva il bel fianco succinto.
26 Fine alfin posto al vagheggiar, richiede
a lui commiato, e 'l bacia e si diparte.
Ella per uso il dí n'esce e rivede
gli affari suoi, le sue magiche carte.
Egli riman, ch'a lui non si concede
por orma o trar momento in altra parte,
e tra le fère spazia e tra le piante,
se non quanto è con lei, romito amante.
27 Ma quando l'ombra co i silenzi amici
rappella a i furti lor gli amanti accorti
traggono le notturne ore felici
sotto un tetto medesmo entro a quegli orti.
Ma poi che vòlta a piú severi uffici
lasciò Armida il giardino e i suoi diporti,
i duo, che tra i cespugli eran celati,
scoprirsi a lui pomposamente armati.
d'amore a un tempo e di vergogna e d'ira,
mirar alternamente or la crudele
pugna ch'è in dubbio, or le fuggenti vele.
7 Ne le latebre poi del Nilo accolto
attender par in grembo a lei la morte,
e nel piacer d'un bel leggiadro volto
sembra che 'l duro fato egli conforte.
Di cotai segni variato e scolto
era il metallo de le regie porte.
I due guerrier, poi che dal vago obietto
rivolser gli occhi, entràr nel dubbio tetto.
8 Qual Meandro fra rive oblique e incerte
scherza e con dubbio corso or cala or monta,
queste acque a i fonti e quelle al mar converte,
e mentre ei vien, sé che ritorna affronta,
tali e piú inestricabili conserte
son queste vie, ma il libro in sé le impronta
(il libro, don del mago) e d'esse in modo
parla che le risolve, e spiega il nodo.
9 Poi che lasciàr gli aviluppati calli,
in lieto aspetto il bel giardin s'aperse:
acque stagnanti, mobili cristalli,
fior vari e varie piante, erbe diverse,
apriche collinette, ombrose valli,
selve e spelonche in una vista offerse;
e quel che 'l bello e 'l caro accresce a l'opre,
l'arte, che tutto fa, nulla si scopre.
10 Stimi (sí misto il culto è co 'l negletto)
sol naturali e gli ornamenti e i siti.
Di natura arte par, che per diletto
l'imitatrice sua scherzando imiti.
L'aura, non ch'altro, è de la maga effetto,
l'aura che rende gli alberi fioriti:
co' fiori eterni eterno il frutto dura,
e mentre spunta l'un, l'altro matura.
11 Nel tronco istesso e tra l'istessa foglia
sovra il nascente fico invecchia il fico;
pendono a un ramo, un con dorata spoglia,
l'altro con verde, il novo e 'l pomo antico;
lussureggiante serpe alto e germoglia
la torta vite ov'è piú l'orto aprico:
qui l'uva ha in fiori acerba, e qui d'or l'have
e di piropo e già di nèttar grave.
12 Vezzosi augelli infra le verdi fronde
temprano a prova lascivette note;
mormora l'aura, e fa le foglie e l'onde
garrir che variamente ella percote.
Quando taccion gli augelli alto risponde,
quando cantan gli augei piú lieve scote;
sia caso od arte, or accompagna, ed ora
alterna i versi lor la musica òra.
13 Vola fra gli altri un che le piume ha sparte
di color vari ed ha purpureo il rostro,
e lingua snoda in guisa larga, e parte
la voce sí ch'assembra il sermon nostro.
Questi ivi allor continovò con arte
tanta il parlar che fu mirabil mostro.
Tacquero gli altri ad ascoltarlo intenti,
e fermaro i susurri in aria i venti.
14 "Deh mira" egli cantò "spuntar la rosa
dal verde suo modesta e verginella,
che mezzo aperta ancora e mezzo ascosa,
quanto si mostra men, tanto è piú bella.
Ecco poi nudo il sen già baldanzosa
dispiega; ecco poi langue e non par quella,
quella non par che desiata inanti
fu da mille donzelle e mille amanti.
15 Cosí trapassa al trapassar d'un giorno
de la vita mortale il fiore e 'l verde;
né perché faccia indietro april ritorno,
si rinfiora ella mai, né si rinverde.
Cogliam la rosa in su 'l mattino adorno
di questo dí, che tosto il seren perde;
cogliam d'amor la rosa: amiamo or quando
esser si puote riamato amando."
16 Tacque, e concorde de gli augelli il coro,
quasi approvando, il canto indi ripiglia.
Raddoppian le colombe i baci loro,
ogni animal d'amar si riconsiglia;
par che la dura quercia e 'l casto alloro
e tutta la frondosa ampia famiglia,
par che la terra e l'acqua e formi e spiri
dolcissimi d'amor sensi e sospiri.
17 Fra melodia sí tenera, fra tante
vaghezze allettatrici e lusinghiere,
va quella coppia, e rigida e costante
se stessa indura a i vezzi del piacere.
Ecco tra fronde e fronde il guardo inante
penetra e vede, o pargli di vedere,
vede pur certo il vago e la diletta,
ch'egli è in grembo a la donna, essa a l'erbetta.
18 Ella dinanzi al petto ha il vel diviso,
e 'l crin sparge incomposto al vento estivo;
langue per vezzo, e 'l suo infiammato viso
fan biancheggiando i bei sudor piú vivo:
qual raggio in onda, le scintilla un riso
ne gli umidi occhi tremulo e lascivo.
Sovra lui pende; ed ei nel grembo molle
le posa il capo, e 'l volto al volto attolle,
19 e i famelici sguardi avidamente
in lei pascendo si consuma e strugge.
S'inchina, e i dolci baci ella sovente
liba or da gli occhi e da le labra or sugge,
ed in quel punto ei sospirar si sente
profondo sí che pensi: "Or l'alma fugge
e 'n lei trapassa peregrina." Ascosi
mirano i due guerrier gli atti amorosi.
20 Dal fianco de l'amante (estranio arnese)
un cristallo pendea lucido e netto.
Sorse, e quel fra le mani a lui sospese
a i misteri d'Amor ministro eletto.
Con luci ella ridenti, ei con accese,
mirano in vari oggetti un solo oggetto:
ella del vetro a sé fa specchio, ed egli
gli occhi di lei sereni a sé fa spegli.
21 L'uno di servitú, l'altra d'impero
si gloria, ella in se stessa ed egli in lei.
"Volgi," dicea "deh volgi" il cavaliero
"a me quegli occhi onde beata bèi,
ché son, se tu no 'l sai, ritratto vero
de le bellezze tue gli incendi miei;
la forma lor, la meraviglia a pieno
piú che il cristallo tuo mostra il mio seno.
22 Deh! poi che sdegni me, com'egli è vago
mirar tu almen potessi il proprio volto;
ché il guardo tuo, ch'altrove non è pago,
gioirebbe felice in sé rivolto.
Non può specchio ritrar sí dolce imago,
né in picciol vetro è un paradiso accolto:
specchio t'è degno il cielo, e ne le stelle
puoi riguardar le tue sembianze belle."
23 Ride Armida a quel dir, ma non che cesse
dal vagheggiarsi e da' suoi bei lavori.
Poi che intrecciò le chiome e che ripresse
con ordin vago i lor lascivi errori,
torse in anella i crin minuti e in esse,
quasi smalto su l'or, cosparse i fiori;
e nel bel sen le peregrine rose
giunse a i nativi gigli, e 'l vel compose.
24 Né 'l superbo pavon sí vago in mostra
spiega la pompa de l'occhiute piume,
né l'iride sí bella indora e mostra
il curvo grembo e rugiadoso al lume.
Ma bel sovra ogni fregio il cinto mostra
che né pur nuda ha di lasciar costume.
Diè corpo a chi non l'ebbe, e quando il fece
tempre mischiò ch'altrui mescer non lece.
25 Teneri sdegni, e placide e tranquille
repulse, e cari vezzi, e liete paci,
sorrise parolette, e dolci stille
di pianto, e sospir tronchi, e molli baci:
fuse tai cose tutte, e poscia unille
ed al foco temprò di lente faci,
e ne formò quel sí mirabil cinto
di ch'ella aveva il bel fianco succinto.
26 Fine alfin posto al vagheggiar, richiede
a lui commiato, e 'l bacia e si diparte.
Ella per uso il dí n'esce e rivede
gli affari suoi, le sue magiche carte.
Egli riman, ch'a lui non si concede
por orma o trar momento in altra parte,
e tra le fère spazia e tra le piante,
se non quanto è con lei, romito amante.
27 Ma quando l'ombra co i silenzi amici
rappella a i furti lor gli amanti accorti
traggono le notturne ore felici
sotto un tetto medesmo entro a quegli orti.
Ma poi che vòlta a piú severi uffici
lasciò Armida il giardino e i suoi diporti,
i duo, che tra i cespugli eran celati,
scoprirsi a lui pomposamente armati.
Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, Canto XVI
martedì 29 maggio 2012
Stakeholders
Privatization transfers enterprises from the public to the private domain. In the public domain they are under some degree of public control, at least in principle; in more democratic societies that could be a considerable degree, and in still more democratic societies, which barely yet exist, they would be under the direct control of "stakeholders": workers and communities.
Noam Chomsky, Hopes and prospects
lunedì 30 aprile 2012
giovedì 26 aprile 2012
The term “globalization” in its technical sense
In the literal sense, “globalization” means International integration. Its leading advocates are those who meet annually at the World Social Forum, coming from countries all over the world, working together to craft and debate forms of international integration – economic, cultural, political – that serve the interests of people. But in the doctrinal system, their commitments are called “antiglobalization”. The description is correct if we use the term “globalization” in its technical sense, referring to a particular form of international economic integration, with a mixture of liberal and protectionist measures and many related to investor rights, not trade, all designed to serve the interests of investors, financial institutions, and other centres of concentrated state-private power – those granted the rights of super-persons by the courts.
Noam Chomsky, Hopes and prospects
domenica 22 aprile 2012
Disposizione dei segni
Jorunn Monrad Yellow-green on yellow, 2007 oil on linen canvas |
Dopo lo stoicismo, il sistema dei segni nel mondo occidentale era stato ternario dato che in esso venivano riconosciuti il significante, il significati e la “congiuntura”. A partire dal XVII secolo, in compenso, la disposizione dei segni diverrà binaria, definendosi (…)attraverso il legame di un significante con un significato. Nel corso del Rinascimento l’organizzazione è diversa e assai più complessa. E’ ternaria, in quanto fa appello: al dominio formale dei segni, al contenuto segnalato da essi e alle similitudini che legano i segni alle cose designate; ma poiché la somiglianza costituisce tanto la forma dei segni quanto il loro contenuto, ecco che i tre distinti elementi di tale distribuzione si risolvono in una figura unica.
martedì 17 aprile 2012
giovedì 12 aprile 2012
Il progresso
Il progresso della razza umana, per quel che ne sappiamo, può essere simbolizzato come l’emergere dell’uomo dalla natura, dalla madre, dai legami di carne e terra.
Eric
Fromm, L’arte di amare
martedì 10 aprile 2012
lunedì 5 marzo 2012
Flusso di immagini
Se nella litografia era virtualmente contenuto il giornale illustrato, nella fotografia si nascondeva il film sonoro. Questi sforzi convergenti hanno prefigurato una situazione che Paul Valery definisce con questa frase: “come l’acqua, il gas o la corrente elettrica entrano grazie a uno sforzo quasi nullo, provenendo da lontano, nelle nostre abitazioni per rispondere ai nostri bisogni, così saremo approvvigionati di immagini e di sequenze di suoni che si manifestano a un piccolo gesto, quasi un segno, e poi subito ci lasciano”.
Sergio Brancato, Sociologia del cinema
venerdì 2 marzo 2012
¡Piensa!
¿Que narices sabemos ninguno de nosotros de algo que nos llega canalizado a través de nuestros medios de comunicación afines? ¿A caso hay algún intelectual de izquierda que lea con regularidad el ABC, o uno de derechas que lea El País? Venga de donde venga no hay fuente fiable. Contrasta, piensa y usando tu sentido común extrae tus propias conclusiones, verás que son más reales que cualquier otra versión que te vendan por ahí.
Pep Torres, Incorrecto
lunedì 20 febbraio 2012
venerdì 17 febbraio 2012
Democrazia: il potere del popolo
Un controllo di massa e democratico, non il controllo semplicemente fiscale e facilmente eludibile, non quell poliziesco, intollerabile e inammissibile, ma quello dell’opinione pubblica, dei cittadini, degli elettori sarebbe l’ideale, perchè più severo, perchè imparziale e perchè direttamente disinteressato.
Armando Cossutta, Il finanziamento pubblico dei partiti – 1974
mercoledì 15 febbraio 2012
martedì 14 febbraio 2012
San Valentino
Poichè il desiderio sessuale è insito nella mente e associato al bisogno d'amore, è facile concludere che ci si ama quando ci si desidera fisicamente. L'amore può ispirare il desiderio dell'unione sessuale; in questo caso la relazione fisica manca di brama, di desiderio di conquistare o di essere conquistato, ma è caratterizzata dalla tenerezza. Se il desiderio di unione fisica non è stimolato dall'amore, se l'amore erotico non è anche amore fraterno, non porta mai alla fusione se non in un senso orgiastico e fittizio.
Eric Fromm, L’arte di amare
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