giovedì 5 maggio 2011

Un po' d'arte



Leonardo Da Vinci disse una volta che la pittura è la poesia resa visibile, una frase che dà modo di scoprire un secondo e forse più importante fine di quest’arte: commuoverci.


Il pittore francese Edgar Degas (1834-1917) fece notare che “l’artista non deve disegnare quello che vede, ma quello che vuol far vedere agli altri”: intendeva dire che chi disegna sceglie e dispone efficacemente quelle che sente essere le caratteristiche salienti del soggetto.



Rembrandt (1606-1669) non si accontentava di conservare i propri disegni, ma collezionava anche esempi dell’opera di altri artisti, compresi disegni indiani e persiani.


I ricchi album di schizzi di Leonardo Da Vinci (1452-1519) sono un fulgido esempio dell’uso che l’artista può fare dei propri disegni come mezzo di studio.


Gli impressionisti, sostenendo che la nostra più immediata assimilazione visiva del mondo avviene attraverso la consapevolezza del colore, tendevano a riprodurre nei dipinti la prima rapidissima impressione di colore che l’occhio riceve quando guarda qualcosa. E’ buon artista chi sa fondere i vari elementi di un quadro in un tutto unico. I pittori moderni sembrano affascinati dal problema di disporre forme e colori apparentemente casuali in composizioni invece accuratissime.


Claude Monet (1840-1926) era particolarmente interessato agli effetti di colore creati dalla luce su un determinato soggetto.


Pittori come Degas combinarono la nuova spontaneità della visione impressionista con i principi formali accademici.


Gli impressionisti hanno rivolto il loro interesse, più che alla riproduzione degli effetti di luce sulle forme, alle continue variazioni apportate dalla luce all’aspetto e all’atmosfera del mondo che ci circonda: cercano, per esempio, di cogliere una variazione di luce che suggerisca un preciso momento nel tempo.


Uno sviluppo dell’impressionismo fu il Divisionismo, che cercava di ottenere la massima luminosità accostando i colori puri sulla tela (cioè senza prima impastarli tra loro) a piccolissime pennellate. Esponente del divisionismo italiano fu Giovanni Segantini (1858-1899), che celebrò in ampie composizioni la vita dei montanari e la fatica degli animali.


Fino al XV secolo si usò soprattutto la tempera, che è composta di pigmenti misti a tuorlo d’uovo diluito in acqua e riasciuga in pochi minuti convertendosi in una pellicola resistente e opaca di colore puro, luminoso, formato da brevi pennellate sovrapposte; l’acquerello è composto di pigmenti mescolati a gomme vegetali collose e ridotti in formelle assolutamente secche; la tecnica della pittura a olio consente la rappresentazione di tessuti e materiali di diversa natura che l’occhio “sente” davvero diversi l’uno dall’altro.


I greci vedevano nella bellezza fisica un simbolo della perfezione morale e spirituale e nella loro arte concretizzavano un’opinione che Aristotele riassunse così: “L’arte completa quello che la natura non può portare a termine; l’artista ci rende noti i fini che la natura non ha raggiunto”.


Le demoiselles d’Avignone di Picasso fa pensare che molti pittori del XX secolo nel ritrarre il corpo umano si curano assai poco della esattezza scientifica del risultato, soprattutto perché per loro esso è il simbolo dell’umanità. Così in questo dipinto (1907) i corpi contorti e i visi simili a maschere sono solo il mezzo per esprimere un forte impulso emotivo, e non intendono affatto rappresentare un’ideale di bellezza, né tanto meno delle persone specifiche.


Nei suoi paesaggi Cézanne riuscì sempre a cogliere tutti gli aspetti della natura: la massa e il peso della roccia, la spaziosità delle distese di terreno e dei laghi, lo splendore della luce e del colore. A differenza della maggior parte dei pittori francesi di quell’epoca, Cézanne lavorava lentamente, in modo da poter fare un’analisi profonda e sottile delle forme reperibili in natura, e comporle poi in un’unica unità pittorica.


Oggi molti artisti creano dipinti astratti per superare i soggetti descrittivi e narrativi e giungere direttamente al colore e alla forma.
Da I Mondi dell’Uomo, vol.Arte, comitato di redazione: Dr. Bronowski, Sir Gerald Barry, James Fisher, Sir Julian Huxley

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