martedì 7 febbraio 2012

Schiavi delle passioni

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Un uomo è considerato attivo se fa affari, studia medicina, lavora, costruisce o pratica uno sport. Comune a tutte queste attività è il fatto che sono volte a conquistare una mèta.
Ciò di cui non si tiene conto è la causa di ogni attività. Prendete per esempio un uomo spinto verso il lavoro incessante da un senso di profonda insicurezza e solitudine; o un altro guidata dall’ambizione o dalla brama di ricchezza.
In tutti questi casi la persona è schiava di una passione, e la sua attività in realtà è una “passività”, poiché è guidata: è la “vittima” e non l’”attore”. D’altro canto, un uomo che se ne sta inerte a contemplare, senza scopo né fine tranne quello di arricchire la propria esperienza e la propria unità col mondo, è considerato “passivo”, perché non fa niente. In realtà, questo atteggiamento di meditazione è la più alta attività che esista, un’attività dell’anima, che è possibile solo in una condizione di intima libertà e indipendenza. Un concetto moderno di attività si riferisce all’uso dell’energia per raggiungere scopi esterni; l’altro concetto di attività si riferisce all’uso dei poteri inerenti all’uomo, senza tener conto di qualsiasi cambiamento esterno.
Eric Fromm, L’arte di amare

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